(2) – Nell’825 il comandante (o Tumarca) della flotta bizantina, Eufemio (o Eutimio) da Messina, si allea con alcuni nobili dell’isola e prende il potere. Per difendersi dall’inevitabile reazione dell’Impero di Bisanzio, Eufemio arriva a chiedere aiuto al mondo arabo.
Ma l'ammiraglio ribelle non riesce ad averla vinta, viene battuto a Siracusa da Fotino, generale dell’Impero e scappa in Ifriqiya, nome arabo per l’insieme delle province nordafricane romane (Tunisia, più l’Algeria occidentale e la Cirenaica orientale).
Eufemio però vuole riconquistare l'Isola, ma gli serve un aiuto per sbarcare in Sicilia e per cacciare i bizantini. Decide così di rivolgersi al terzo Emiro aghlabide di Qayrawān, capitale del governatorato dell'Ifrīqiya, Abū Muhammad Ziyādat Allāh I (زيادة الله الأول), territorio che, similmente all'epoca dell'Impero Romano, comprendeva l'attuale Tunisia con l'aggiunta delle aree più orientali dell'Algeria e della parte occidentale della Cirenaica.
Nell’827 Ziyādat Allāh I, raduna un’armata (10.000 fanti e 700 cavalieri imbarcati su 100 navi) con una forte componente berbera, originaria del Nord Africa, ma sotto la guida di arabi e persiani.
Nelle prime vere intenzioni dell’Emiro l’impresa deve servire come scorreria per saccheggio, anche in profondità, nelle terre siciliane. Non c'era alcuna intenzione di prendere l'Isola in maniera definitiva, soprattutto per non mettersi direttamente contro l'Impero bizantino.
Tutto però si trasforma da subito in una vera e propria conquista per la forte debolezza interna e militare dello stesso Impero di Bisanzio. L'esercito saraceno, composto anche da truppe di Berberi e Andalusi e al comando del qādī di Qayrawān, Asad b. al-Furāt, lascia il porto di Susa e dopo una sosta nell'isola di Lampedusa, sbarca a Capo Granitola, accanto a Mazara del Vallo, il 18 giugno 827.
Il primo scontro con i Bizantini avviene solo il 15 luglio, ben un mese dopo. Nessuna reazione immediata viene quindi dalle truppe imperiali e questo fa già comprendere l'inesistenza di un piano di difesa dell'isola, l'assenza di un'organizzazione militare efficiente e di un'attenta catena di sorveglianza delle coste.
L'Emiro Ziyādat Allāh I e il qādī Asab non si fanno scappare l'occasione. Le truppe musulmane sconfiggono subito il primo contingente bizantino; nell'828 devono superare un'epidemia di colera (vi muore il qādī Asad sostituito da Muhammad b. Abī l-Jawarī). Nell'830 arrivano altri rinforzi dalla Tunisia e dalla Al-Andalus, la parte della Penisola Iberica controllata dai saraceni.
Le prime località a cadere in mano musulmana sono Biscari, Palazzolo, Chiaromonte, Girgenti (Agrigento); Palermo finisce in mano islamica nell'831.
Le conquiste continuano mentre si succcedono nuovi emiri alla guida dell'Ifrīqiya: Messina capitola nell'843; Cefalù ed Enna (chiamata dai Saraceni, Kasr Jànna, da cui Castrogiovanni) vengono conquistate nell' 859 e nell' 864 cade Noto.
Occorrono 50 anni per prendere quasi tutta la Sicilia, ma i saraceni ce la fanno impadronendosi dell'ultimo grande tassello (ma non conclusivo) dopo la salita al potere, nel 785, del nono Emiro di Ifrīqiya, Abū Ishāq Ibrāhīm II (أبو اسحاق ابراهيم الثاني). Il 21 maggio 878 le forze dell'Emirato conquistano Siracusa (immagine a destra: dal manoscritto Skyllitzes Matritensis, fol. 100v) città sede dello Strategos bizantino che da lì governava anche Malta, la Calabria e le Arcontie di Otranto e Napoli. Le forze militari dell'importante centro portuale e la popolazione non si arrendono all'armata musulmana. Da qui la reazione sanguinosa degli islamici seguita alla conclusiva breccia nelle difese: buona parte dei cittadini furono passati a fil di spada.
A conclusione, i saraceni conquistano le ultime fortezze bizantine, Tauromenium (Taormina) ad agosto del 902 e Rometta (in greco "ta erymata", ovvero "le difese", pronunciato dai saraceni "rimtah") nel 965. Quest'ultimo episodio è il più sanguinoso e disastroso per i bizantini. A ottobre del 964, in aiuto alla roccaforte arriva da Bisanzio un'armata forte di 30.000 uomini, superiori per numero alle truppe musulmane. Ma, come spesso insegna la storia, le dimensioni non assicurano la vittoria. Dopo i cruenti scontri fra la spiaggia e le mura della fortezza, moriranno 10.000 bizantini e l'accerchiamento saraceno a Rometta non viene rotto: leggenda vuole che i saraceni trovino fra i cadaveri una spada di Maometto, precedentemente catturata dai bizantini in uno scontro con truppe della mezza luna. Segno inequivocabile di una vittoria benedetta e foriera di futuri successi.
Intanto, poco prima della caduta dell'ultima roccaforte bizantina, i regnanti Aghlabiti della Tunisia avevano già iniziato ad amministrare l'Isola con loro governatori inviati periodicamente a Palermo. Dopo, saranno i Fatimi a fare del nuovo dominio un emirato indipendente, ricco e forte.
Contrariamente a quello che si poteva temere, la civiltà musulmano-sicula fiorirà in maniera eccezionale, sia dal punto di vista artistico che letterario, ma anche sotto l'aspetto tecnologico e agricolo. Seguendo numerose citazioni, a testimoniare questo stato di fatto sarebbero anche manoscritti come "La storia araba di Sicilia" di Ibn Kalta e le opere di Ibn Hamdis, scrittori arabi della Sicilia. La multiculturalità segnerà una tradizione di convivenza islamica-latina-greca che servirà ai futuri regni normanni degli Altavilla e alla successiva monarchia sveva.
La Sicilia dominio musulmano diverrà il cosiddetto “giardino mediterraneo” degli agrumi con l’introduzione di sistemi di irrigazione che porteranno l’acqua fin dove non si era mai vista prima.
Proprietà intellettuale e copyright © Giuseppe Maria Salvatore Grifeo